“Nessuno cuce una toppa di panno nuovo su un vestito vecchio”.Gesù
Riflessione di don Vittorio Peri
(molto attuali ancora oggi)
Le singole tessere di un mosaico, per quanto belle possano essere, finché restano separate l’una dall’altra non danno vita ad alcuna figura. Soltanto se assemblate, in base a una intelligente progettualità potranno assumere forme e valore artistico.
La stessa cosa potrebbe dirsi delle molteplici proposte contenute nei capitoletti di questo libro. Assunte al di fuori di un progetto organico, lasceranno sostanzialmente immutata la qualità culturale del gruppo sportivo. Questo, sebbene promosso da un ente educativo come una parrocchia o un oratorio, resterà sempre una brutta copia dello sport professionistico. Perché un gruppo sportivo cristianamente ispirato diventi davvero un “cantiere di umanità”, a poco serve piluccare qua o la qualche idea o proposta, scelta magari tra quelle meno impegnative. Una toppa di stoffa nuova su un panno logoro rischia di peggiorarne la qualità, come afferma il Vangelo.
È tempo di scelte coraggiose perché non si possono servire diversi e spesso opposti “padroni” dell’attività sportiva: gli scopi che si intendono perseguire. Donato Mosella, ex presidente nazionale del Csi, scrive: “C’é un grande spazio in cui agire e c’è una smisurata offerta di servizi sportivi, profit e non profit: o ci si adegua al mercato, omologandosi e appiattendosi, o si lavora sulla qualità delle proposte attraverso società sportive che siano comunità educanti, scuole di umanità, accoglienza, dialogo, solidarietà, partecipazione, trasparenza, ecc.,
cosi da meritare un ideale “marchio di qualità” che le contraddistingua e le caratterizzi.
È andata allargandosi la forbice tra lo sport di vertice e quello di base. Il primo ha scelto decisamente la via del businnes e di una disinvoltura etica che si rispecchia in scandali ricorrenti; il secondo vive le difficoltà della crisi economica che ha sconvolto i tradizionali meccanismi di finanziamento”.
È dunque tempo — ce lo chiede la nostra ispirazione cristiana — di metterci decisamente dalla parte di chi concepisce l’attività sportiva come strumento di educazione e promozione umana, rivolto a tutti.
Per provocare il risveglio dalla lunga ipnosi prodotta dalla tradizionale cultura sportiva, ricca di mezzi e povera di fini, soggetta ai tanti idoli più volte evidenziati, è necessario assumere l’intero ventaglio delle proposte che
abbiamo cercato di motivare. Non si vuole certo dire “tutto o niente” (“simul stalmnt aut simul cadent” — staranno insieme o insieme cadranno -lo disse Pio XI, nel 1929, a proposito delle due principali parti dei Patti lateranensi: IL Trattato e il Concordato). Se si vuole dare una svolta significativa all’attuale politica è
prassi sportiva, e far si che le società sportive con finalità educative non diventino “vivai” dei potenti club con il cappello in mano di fronte ai loro dirigenti, é necessaria una stretta connessione tra le diverse prospettive indicate
nelle pagine precedenti. È anzi possibile andare oltre, se si é convinti che si può
essere primi senza essere vincitori e vincitori senza essere primi. Essere vincitori é un fatto tecnico; essere primi un valore morale. Se contano solo i gol, i canestri, i tempi realizzati, ecc., chi vince sarà sempre considerato il primo, nelle classifiche e nelle premiazioni. Se contano invece anche altri valori (rispetto di sé, degli altri e delle regole, fair play, educazione, solidarietà, partecipazione, ecc.) avranno posto in vetrina anche i testimoni di tali valori. E le premiazioni, di conseguenza, potranno basarsi su criteri diversi dagli attuali. Nessun ragazzo, dopo una gara, dovrebbe tornare a casa a mani vuote. La partecipazione non é forse un valore da premiare? Piccole cose, si dirà; ma un oceano é fatto di minuscole gocce d’acqua e, come dice un proverbio spagnolo, “molti poco fanno un molto”.
Abbiamo già ricordato che all’inizio della storia non esistevano strade; queste si sono gradualmente formate quando gli uomini, molti uomini, iniziarono a percorrere insieme lo stesso cammino.
Anche lo sport é una strada da percorrere insieme verso il suo naturale traguardo, che é la crescita integrale di chi lo pratica, e verso il misterioso approdo che,
abbiamo ripetuto spesso, trascende il tempo e conduce all’incontro con l’Assoluto. Ciascuno di noi può fare questo cammino; ma insieme e non da soli, da realizzare non con il molto impegno di pochi, ma con quello pur modesto di molti, di quelli che, ispirati dal Vangelo, credono possibile uno sport al servizio di chi lo pratica.
Il rinnovamento dell’attuale cultura sportiva non può essere opera di restauratori solitari; necessita dell’apporto di molte persone e soprattutto di una robusta rete di società sportive cristianamente ispirate. “Nessun ramo é un albero per conto proprio; tutti invece danno al tronco comune quel sole catturato con le foglie”, é stato scritto.
Ed é cosi: operare insieme per divenire incisivi e rispondere in modo adeguato a quella “sfida educativa” indicata dalla Chiesa e che può essere vinta anche
attraverso lo sport. A condizione che, come vino nuovo, esso sia posto in otri nuovi, secondo L’insegnamento di Gesù.